domenica 23 ottobre 2016

SAD: Disturbo Affettivo Stagionale

 L’inizio della primavera è sempre un periodo molto atteso ma è anche una fase piuttosto difficile dal punto di vista psicofisico per gli effetti che il cambio di stagione  ha sulla nostra fisiologia, sullo stile di vita e sull’umore. Così disturbi temporanei come stanchezza, sonnolenza, depressione, senso di malessere generale, possono essere frequenti.Il cambio di stagione è un momento critico anche per chi già soffre di depressione poiché le sollecitazioni  acutizzano i disturbi preesistenti. Molti aspettavano con ansia l’uscita dall’inverno, altri guardano al nuovo cambio di stagione con un po’ di apprensione. Può succedere, infatti, che il passaggio dall’ora solare a quella legale (e viceversa) rappresenti un momento critico in grado di scombussolare i nostri equilibri neurochimici, provocando uno stato di malessere molto vicino alla depressione. Se all’inizio della primavera o con l’arrivo dell’autunno regolarmente cominciate a sentirvi stanchi, irritabili, apatici, con ogni probabilità soffrite di un Disturbo Affettivo Stagionale (SAD), legato all’influsso delle variazioni climatiche sul sistema endocrino. Già Ippocrate nel 400 a.C. descriveva una depressione legata alle stagioni, ed anche oggi circa il 25% della popolazione, va incontro a cambiamenti dell’umore, del sonno e dell’attività socio-lavorativa. In particolare, quando i mutamenti sono ciclici, ad ogni inizio di primavera (in percentuale minore) e d’autunno, si può presentare quello che scientificamente viene definito disturbo affettivo stagionale (SAD). Il SAD (Seasonal Affective Disorder, sigla coniata da Rosenthal  nel 1984) è un disturbo ciclico dell’umore vero e proprio ed è descritto anche nella guida ai disturbi psichiatrici, il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) come modalità di decorso dei disturbi dell’umore. Colpisce circa il 2-3% della popolazione europea in una fascia di età compresa fra i 20 e i 40 anni, con una maggiore incidenza nelle donne. I sintomi sono facilmente diagnosticabili: stanchezza, irritabilità e sbalzi d’umore, scarsa concentrazione, apatia, eccessivo appetito con forte desiderio di mangiare cibi ad alto contenuto di carboidrati, ed infine ipersonnia e letargia. Le cause non sono ancora chiare, le ricerche condotte finora suggeriscono che la ragione è da ricercare nelle variazioni climatiche di temperatura, umidità e pressione, in grado di influenzare alcune sostanze chimiche (neurotrasmettitori) responsabili del nostro umore, primo tra tutti la serotonina.  Soprattutto la variazione di luce solare influirebbe sulla produzione di questo neurotrasmettitore che regola anche il ciclo di sonno-veglia e di melatonina, ormone anch’esso coinvolto nella regolazione del sonno, “inceppando” la capacità di adeguare e sincronizzare i ritmi fisiologici e causando stress, inizialmente solo fisico e poi anche psicologico. Nella maggioranza dei pazienti con SAD infatti i livelli di melatonina, che viene prodotta durante la notte, non presenterebbero le normali fluttuazioni, rimanendo alti per circa due ore in più rispetto al normale. In primavera così, il nostro corpo si prepara al caldo con variazioni endocrine, e alla maggiore esposizione della luce varia il livello di secrezione di melatonina. Se questa variazione provoca livelli di produzione anormali (troppo alti o troppo bassi), è stato documentato che possono comparire sintomi collegati a disturbi psichici. Con il cambiamento dell’ora legale, inoltre, il nostro corpo deve adeguarsi alle modificazioni dell’orologio solare: un processo lento che si può paragonare a quello che avviene quando siamo soggetti ad un cambiamento di fuso orario. Col passaggio alla stagione invernale, invece, quando l’esposizione alla luce diminuisce, si è osservato che i livelli di trasportatori della serotonina, che servono a rimuoverla, aumentano. Questi trasportatori troppo veloci provocherebbero una eccessiva riduzione della concentrazione del neurotrasmettitore, che trasformato permette, tra l’altro, la sintetizzazione della stessa melatonina. Con buoni risultati, ma ancora non scientificamente provati, il SAD potrebbe essere curato con la melatonina, già utilizzata contro la sindrome del jet-lag e, anche se i pareri medici sono discordanti, contro l’insonnia. Inoltre, in Europa Settentrionale, non a caso la zona più colpita da questo tipo di depressione, nei mesi autunnali ed invernali è diffusa  la “bright light therapy”, ovvero la fototerapia, in cui il paziente viene esposto a una sorgente luminosa superiore a 2000 lux. Quando è efficace, la fototerapia si caratterizza per la precocità del miglioramento sintomatologico e la scarsità di effetti collaterali. È molto importante intraprendere un percorso di psicoterapia individuale e, successivamente, partecipare a degli incontri di gruppo, che attraverso la socializzazione, aiutano il soggetto a condividere la propria fragilità emotiva, riducendo notevolmente gli stati ansiogeni e gli stati depressivi.

Dott. Cristian Chiappetta
Psicologo - Psicoterapeuta



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