venerdì 17 aprile 2015

Lo Psicodramma in Psicoterapia

La denominazione di “Psicodramma” è riconducibile a Moreno, medico e filosofo nato a Bucarest nel 1889. Si formò, professionalmente e culturalmente tra Vienna e gli Stati Uniti, dove in quest’ultima elaborò le sue principali scoperte, tra cui lo “Psicodramma”. La tecnica Psicodrammatica, veniva anche chiamata “teatro della spontaneità”; in cui gli attori, abbandonavano quegli elementi tradizionali, quali il copione, la rigida distinzione dei ruoli e la professionalità dell’attore, che secondo Moreno rischiavano di inibire le potenzialità creative e di alterare il normale flusso emotivo. Moreno, individuò nello Psicodramma cinque principali componenti: il Palcoscenico, il Paziente, il Regista (o conduttore), gli assistenti terapeutici o Io ausiliari e il pubblico. Nello psicodramma classico, il paziente, diviene il protagonista, portando sulla scena la propria difficoltà esistenziale e il regista, cioè il terapeuta, ha il compito di facilitare il “riscaldamento” dei presenti, scegliere la scena da rappresentare e dirigerla utilizzando le varie tecniche a sua disposizione. Il regista ha il compito di far iniziare la seduta e di predisporre le persone affinché sorgano atti e discorsi spontanei. La tecnica psicodrammatica, oggi, viene utilizzata nei gruppi di “teatro-terapia” o gruppi di psicoterapia; mentre poco utilizzata nella psicoterapia individuale, poiché il terapeuta deve ricoprire il ruolo di conduttore, di attore e fungere da Io ausiliario. Credo che la tecnica psicodrammatica sia molto utile nella terapia individuale, in quanto il paziente attraverso l’alleanza terapeutica, che crea il rapporto empatico, riesce a far emergere i propri stati emotivi. Ho potuto constatare che, attraverso la tecnica di Moreno si possono affievolire diverse ferite dell’anima; infatti, chi non ha elaborato un lutto o più lutti ha la possibilità di tirar fuori sentimenti di rabbia causati dall’abbandono. Nei soggetti che vivono una forte depressione, può risultare efficace per rielaborare dei momenti di vita dolorosi e riemergere dagli abissi. Lo psicodramma di Moreno è una tecnica terapeutica che, a mio avviso, offre dei risultati eccellenti più nella terapia individuale che nella terapia di gruppo, in quanto, se non si crea un coinvolgimento emotivo o esistono fonti di disturbo all’interno del gruppo, tutta l’azione terapeutica viene alterata; infatti è consigliabile condurre un gruppo di massimo sei persone. Per questo motivo, i gruppi di terapia che utilizzano lo psicodramma scelgono il teatro e non un luogo comune, per dare la possibilità ai pazienti di vivere le proprie emozioni e non di recitare una parte. Di Cristian Chiappetta Psicologo-Psicoterapeuta (Estratto da People Life Magazine di Cosenza e Provincia Marzo 2015)

martedì 31 marzo 2015

Pensieri e Poesie: L'ultima Medusa

Si nasconde tra le ombre l'ultima medusa... ferita da una lancia che chiamava amore... vaga negli abissi del mare profondo... e come una conchiglia si posa sul fondale...ricordando il passato e rifugiandosi dal presente con il timore che una rete qualsiasi possa portarla in superficie. Ora sei libera senza libertà mia dolce medusa di un tempo andato...quando il tuo sorriso veniva alimentato dall'amore racchiuso dentro un abbraccio...dal profumo dei capelli e dai baci con le labbra al sapore di caffè...nel legame eterno di un anello di metallo trovato su una spiaggia colma d'amore. Ma l'amore è un'onda altissima che travolge le anime fino a modellarne l'originaria essenza...che trascina via fino a slegare le mani e ad un tratto si rimane a vacillare nel buio... senza ne occhi ne orecchie e ne voce. O mia medusa tu continua a vivere nell'amore che cercavi...io continuerò a camminare cieco e sordo nei campi di grano con il vento che accarezza il mio viso e il sole che riscalda la mia anima...nell'attesa che una mano gentile mi prenda con sè e mi dica...adesso sei a casa... Cristian Chiappetta

mercoledì 4 febbraio 2015

LA BALBUZIE: CAUSE E ASPETTI PSICOLOGICI

Per comprendere la natura della balbuzie, credo sia necessario discostarsi da quelle teorie fisiologiche che per molti anni hanno classificato questo disturbo come un laringospasmo a livello delle corde vocali, impedendo il normale flusso della corrente aerea. In ambito terapeutico, questo disturbo del linguaggio viene distinto tra balbuzie primaria e balbuzie secondaria; la primaria, riguarda quasi tutti i bambini dal terzo o quarto anno d'età e viene considerata inconscia, in quanto, non viene avvertita dal soggetto come disturbo; la secondaria, è vissuta dal soggetto consapevolmente non solo sul piano fonico ma soprattutto su quello psichico. Attraverso la mia formazione in ambito psicoterapeutico, ho avuto modo, nella città di Roma e ora nell'interland cosentino di seguire diversi pazienti con questo tipo di disturbo e, posso affermare che le cause sono diverse e variano in base a innumerevoli fattori. Generalmente, chi soffre di questo disturbo fonetico, di base, vive in un perenne stato ansiogeno che crea un blocco emotivo e conduce il soggetto ad aver timore di esprimere ciò che sta pensando. La paura di parlare e quindi di sbagliare, è la prima strada che si percorre in psicoterapia; cioè capire insieme al paziente quali sono stati i fattori psico-socio-ambientali e familiari ad indurlo al blocco emotivo e fonetico. Nella maggior parte dei casi, ho riscontrato, tre cause scatenanti: la mancanza di comunicazione con le figure genitoriali, l'iperprotezione genitoriale e la continua correzione del linguaggio; chiaramente le tre cause si riferiscono ad una fascia d'età compresa tra i 3 e i 18 anni. Nel primo caso, la scarsa comunicazione o in alcuni casi l'assenza di comunicazione genera rabbia, che il soggetto somatizza in alcuni distretti corporei; infatti molti pazienti presentano tic nervosi, in prevalenza, nella zona oculare. L'iperprotezione, tende a rendere il soggetto insicuro e a generare stati d'ansia che con il tempo si cronicizzano, fino a creare crisi d'ansia e attacchi di panico. La correzione del linguaggio è una pratica molto diffusa; infatti, fin dai primi anni di vita del bambino, si tende a correggere le parole pronunciate ripetendo che è "sbagliato dire così". Tutto ciò, crea una disfunzione dei processi cognitivi e una disorganizzazione del linguaggio fluido. Quando il soggetto balbuziente intraprende una psicoterapia, è importante far comprendere ai genitori o chi per loro, quali sono gli atteggiamenti da utilizzare per l'intero ciclo della terapia; mentre, il paziente dovrà lavorare su i propri blocchi emotivi e corporei attraverso degli esercizi strutturati, in concomitanza a degli esercizi di vocalizzazione. Cristian Chiappetta Psicologo-Psicoterapeuta (Estratto da People Life Magazine di Cosenza e Provincia, Maggio 2014)

giovedì 29 gennaio 2015

UNA NUOVA VISIONE DI MEDIAZIONE FAMILIARE

La definizione di “crisi” all’interno del gruppo familiare è un concetto comunemente acquisito e una questione che richiama l'attenzione sui cambiamenti all’interno delle relazioni e dei rapporti educativi. Attualmente, la famiglia dà una immagine di sé di debolezza, precarietà e discontinuità che conduce, a volte, a delle vere e proprie "emergenze" all’interno del nucleo educativo e che hanno come risultato un graduale disorientamento e disgregazione dei membri del gruppo familiare. Gli incrementi più consistenti di episodi di separazione e divorzio si sono osservati proprio nel Mezzogiorno, dove i valori sono più che raddoppiati negli utimi dieci anni (ad esempio, si è passati da 70,1 a 221,5 per 1.000 matrimoni in Campania e da 78 a 239,7 in Sicilia – fonte Istat), inoltre, le coppie che risiedono nel Mezzogiorno ricorrono al rito giudiziale più frequentemente di quelle residenti nel Centro-nord (19,9% contro 13,2% per le separazioni e 45,5% contro 26,1% per i divorzi – fonte Istat).  Da tale riflessione, nasce il servizio di Mediazione Familiare all’interno del Centro Biomedico “Health Center” di Cosenza, come intervento multidisciplinare rivolto alle coppie che ne facciano richiesta e finalizzato al supporto delle relazioni familiari in presenza di separazione e/o di divorzio. L’obiettivo principale è la tutela della responsabilità genitoriale e individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori, attuata attraverso un attento percorso che prevede l’intervento di professionisti nelle seguenti aree: psicologica (con la compresenza di due terapeuti di sesso maschile e femminile), pedagogica, sociale, giuridica e medica. L’obiettivo del servizio si pone come “revisione” del concetto di conflitto attuando un rafforzamento sui punti di forza della coppia, lavorando sul concetto base per cui: anche nel momento in cui la coppia moglie/marito viene meno, continua parallelamente a vivere quella madre/padre. Di Cristian Chiappetta Psicologo-Psicoterapeuta (Estratto da People Life Magazine di Cosenza e Provincia, Dicembre 2014)

mercoledì 28 gennaio 2015

Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Lo stile di personalità Ossessivo-Compulsivo ha come caratteristica fondamentale un modo di pensare sé stessi in linea ad un sistema di regole in grado di fornire una propria percezione continuativa di stabilità personale. Il perfezionismo è il tratto principale nelle personalità tendenti al disturbo ossessivo-compulsivo e rappresenta un tentativo di assicurare o ri-stabilire certezza riguardo il significato della propria esperienza personale. Nella sua forma patologica, conduce all'esecuzione di serie di ripetute azioni di controllo (che possono coinvolgere altre persone, cui viene chiesto di rassicurare il soggetto confermando le sue azioni), alla scrupolosità e accuratezza nell'esecuzione di azioni anche insignificanti, a un'attenzione esagerata a dettagli che potrebbero risultare insignificanti a un osservatore esterno. Nel cuore del perfezionismo si trova queste necessità di conformarsi a criteri certi che mantengano o ri-stabilizzino la stabilità personale. Da questo principio deriva il potere dei rituali di ridurre l'ansia, potere che consiste nell'eseguire atti mentali o comportamentali in accordo con una sequenza stabilita. È possibile distinguere tra disturbi strutturali di questa personalità, come la scrupolosità, l'accumulare compulsivo di oggetti (scarpe, vestiti, oggetti per la casa ecc.) o ancora rituali di controllo su oggetti (come verificare la corretta chiusura del gas, della porta di casa, delle finestre ecc.) o sulla propria persona (lavarsi di frequente le mani ecc.) Dopo il perfezionismo, l'altro tratto essenziale che deve essere preso in considerazione quando si analizza la personalità ossessiva è l'indecisione: indecisione e dubbio riguardano il presente, dato che impediscono di prendere azioni e decisioni; ancora, sono anche connessi al al prevedere possibili conseguenze di atti più o meno volontari, predetti sulla base della condizione presente di indecisione – di una condizione, cioè, caratterizzata un'incapacità di distinguere cosa sia rilevante da cosa non lo sia. La meticolosità e la lentezza di un processo decisionale basato su una valutazione dei risultati più catastrofici che potrebbero accadere costituisce un tentativo di limitare il rischio di una conseguenza inaspettata, di cui l'effetto paradossale è l'incremento dell'indecisione del soggetto. Una predizione delle conseguenze negative porta, quindi, il soggetto a ottenere un risultato anticipato di una data scelta, dunque, creandolo proprio letteralmente che andrà ad affliggere il presente bloccando ogni iniziativa da parte del soggetto e soffocare la sua volontà. Di Cristian Chiappetta Psicologo-Psicoterapeuta (Estratto da People Life Magazine di Cosenza e Provincia,Gennaio 2015)

sabato 24 gennaio 2015

ANCHE IL CERVELLO E’ UN ORGANO “EMUNTORE”

Sintesi tratta dall’incontro tenuto a Reggio Calabria, nell’ambito della divulgazione della “Fisiologia del Benessere”. Per “Emuntore” s’intende l’organo o l’apparato che ha il compito di eliminare da un organismo i prodotti di rifiuto. Deriva dal latino, “emungere”, con il significato di espellere, tirare fuori (mungere). Il processo emuntorio, di depurazione, di espulsione, avviene costantemente con gli organi chiamati “emuntori” e funzionano, “liberamente” senza il nostro comando, la nostra razionalità. Gli emuntori servono alla vita e sono rappresentati dal “Fegato e Colecisti che rappresentano un filtro di fondamentale e vitale importanza per l’Evacuazione intestinale. Qualsiasi elemento chimico penetri all’interno del nostro organismo, che entri per via alimentare, inalatoria o cutanea, prima di venire eliminato, viene filtrato e spesso trasformato dal fegato, organo emuntore. Il Rene, anch’esso emuntore, rappresenta il filtro per le scorie e le tossine che elimina tramite le urine. Il sistema linfatico, rappresenta la via attraverso la quale, i prodotti di scarto del nostro organismo, portati nel sangue, vengono trasportati agli organi emuntori che sono deputati all’espulsione dello scarto. Per un attimo immaginiamo di bloccare dentro di noi le scorie, lo scarto che gli apparati, con i suoi organi, dovrebbero “liberamente” espellere: le urine, le feci, l’anidrite carbonica e le tossine in generale. Non è difficile dedurre che ne rimarremo intossicati e quindi pronti a morire. Abbiamo, poi, altri organi che “liberamente” entrano in funzione per “farci vivere in stato di benessere fisiologico”, e che sono sempre liberi dal controllo della nostra volontà. Essi sono rappresentati dai polmoni, dal sistema otorinolaringoiatra, dalle ghiandole salivari. E ancora abbiamo la pelle (strato basale, ghiandole sebacee, sudoripare) e le ghiandole lacrimali. Anche l’utero e la vagina sono da considerarsi organi emuntori con la loro funzione inerente l’ovulazione, le mestruazioni e il parto. Da questo è possibile desumere che il corpo nella sua complessità è “liberamente” emuntore. Quindi, noi siamo emuntori, per cui possiamo vivere fisiologicamente e bene nella misura in cui siamo in grado di eliminare, “liberamente” tutto quello che è dannoso per la nostra vita, cioè lo scarto, le tossine, le energie negative. Di tutto quello che entra nel nostro organismo, deve rimanere solamente la “Parte Buona”. Tutto il resto, “Quella Cattiva”, tossica, negativa e malata va “liberamente” eliminata. Da questa semplice riflessione nasce il messaggio veicolato dalla “Fisiologia del Benessere” che apre un grande e importante capitolo per il perseguimento della buona salute, del benessere fisico e mentale, e della felicità a cui ognuno ambisce. Anche il CERVELLO E’ UN ORGANO EMUNTORE. Di tutto quello che entra nel cervello deve rimanere solamente la parte buona, quella che serve al benessere della vita e allo scopo per cui siamo nati, essere felici. L’organo emuntore “cervello”, però, è dipendente dalla razionalità, a differenza degli altri che sono liberi dal controllo della volontà e che “liberamente” entrano in funzione. Tutto il negativo, cattivo e malato, impregnato di energia nociva per il benessere e la felicità dell’organismo umano, o non deve entrare nel cervello (cosa molto difficile da imparare per raggiungere questo risultato) oppure “Libera-mente” la parte cattiva e negativa deve uscire. “Libera-mente”, ecco la parola chiave, liberare la mente, con la mente libera, senza l’ostacolo della razionalità nociva. Gli organi emuntori espletano fisiologicamente la loro funzione perché sono liberi dalla volontà razionale. Quando questa volontà interferisce negativamente, ostacolando il processo fisiologico dell’organo emuntore, si hanno segni e sintomi della malattia e del malessere. (Gastriti, coliti, iperidrosi, angina, infarto, ansia, depressione, psicosi, tireopatia, sindromi ormonali, malattie autoimmunitarie fino a quelle tumorali) Immaginiamo di bloccare dentro di noi, alla stregua delle scorie (rappresentate da urine, feci, anidrite carbonica e tossine in generale), anche i Pensieri, Emozioni, e Sentimenti Tossici, oppure Paure, Giudizi ed Energie Tossiche. Immaginiamo di non permettere al cervello di liberarsi dalle sue scorie negative e nocive per il suo benessere e quindi dell’intero organismo. Come si è potuto affermare per gli altri organi emuntori che non liberandosi delle scorie si ammalano e portano a morte l’organismo, anche per il cervello vige lo stesso principio: non liberandosi delle sue energie negative, delle sue scori, si ammala fino a portare a morte l’organismo. Il genere umano nasce per vivere “Liberamente”, in libertà fisica e mentale, permettendo al corpo, al cervello e quindi a noi stessi di “Emungere”, Espellere tutte le Scorie, Energie, Emozioni e Pensieri tossici che se non eliminati… portano al malessere, all’infelicità, alla malattia, alla morte. E’ necessario conoscere e applicare la “Fisiologia del Benessere” per permettere a ogni organo di esercitare la sua funzione, naturalmente, fisiologicamente, senza imbavagliarlo, senza fargli violenza, senza impedimenti nocivi. Ora, come è facile capire le drammatiche conseguenze che si hanno nell’ occludere le vie Urinarie, Digestive, Respiratorie, Linfatiche o Cardiocircolatorie, deve essere oltremodo semplice sapere cosa succede quando non si “espelle” quello che è tossico per il cervello e quindi per l’intero organismo. Quando non si vive “libera-mente”, tutti noi siamo pronti ad ammalarci, a essere infelici e a morire. Siamo pronti a vivere in uno stato di malessere quando, facendoci violenza ci diciamo: Meglio non fare questa cosa! Che può dire quello? E se si viene a sapere? E’ vergogna! Fallo per me! E ancora, quando siamo preda dei Sensi di colpa e delle Paure. Salvatore Borrelli