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domenica 13 ottobre 2013
UN GIOCO DELLA MENTE: "L'IPOCONDRIA"
L’ipocondria è presente in molti disturbi psichiatrici ed è caratterizzata dalla convinzione di essere
ammalati senza, però, avere giustificabili basi di realtà. Le preoccupazioni relative al proprio corpo
possono essere presenti in modo diverso: si va da timori che si manifestano in certe condizioni o
momenti della vita, ad esempio di fronte alla notizia della malattia di un coetaneo, fino a timori più
strutturati in soggetti con Disturbi di Personalità più o meno gravi.
Nel quadro clinico, gli ipocondriaci lamentano di solito sintomi che coinvolgono molti organi, più comunemente gli
apparati gastrointestinale e cardiovascolare, e sono prevalentemente costituiti dalla presenza di
dolore. Sono spesso convinti di soffrire di una grave malattia che non è ancora stata individuata e
non si lasciano facilmente convincere del contrario. La convinzione, anzi, resiste anche di fronte
all’esito negativo degli esami effettuati, il decorso benigno dei disturbi e le rassicurazioni del
medico. Reazioni ipocondriache transitorie possono manifestarsi a seguito di gravi stress, più
comunemente dopo la morte o una grave malattia di una persona importante. In tali casi dura di
solito meno di sei mesi. L’ipocondriaco tende ad interpretare banali alterazioni, quali ad esempio
una cefalea da tensione, un’extrasistole o un’infezione respiratoria virale, come prove della
presenza di una grave malattia. Accade di frequente che i timori si concentrino su un solo organo, il
cui funzionamento diventa fonte di estrema preoccupazione. Il convincimento non è solitamente di
grado delirante, cioè resistente a qualunque tipo di valutazione critica ed il paziente è capace, in
certi momenti, di ammettere la possibilità di non avere nessuna grave malattia. Ansia, depressione e
tratti ossessivi della personalità sono comunemente associati all’Ipocondria.
Interrogati circa il loro stato di salute, gli ipocondriaci spesso danno risposte-fiume, esprimendo
delusione per le cure ricevute e sottolineandone l’inadeguatezza.
Il disturbo di solito esordisce nell’adolescenza, ma può non rendersi manifesto fino alla quarta
decade nel maschio e alla quinta nella femmina. Ha andamento cronico, caratterizzato da variazioni
d’intensità, per cui risulta fluttuante anche il grado di alterazione del funzionamento sociale e
lavorativo. Nei casi più gravi il paziente può arrivare ad adottare uno stile di vita da invalido. La tendenza a consultare simultaneamente medici diversi comporta il rischio di procedure mediche o
chirurgiche non necessarie.
Nella Terapia, gli ipocondriaci tendono ad evitare il trattamento psichiatrico, intrapreso solo dai più motivati e più
dotati di capacità introspettiva. E’ importante intraprendere una Psicoterapia Individuale e successivamente una Psicoterapia di Gruppo, in quanto, è in grado di fornire il supporto sociale e le interazioni di cui necessitano.
I controlli medici periodici sono utili allo scopo di rassicurare i pazienti sul fatto di non essere
trascurati e che i loro disturbi sono presi sul serio. Dal momento che gli ipocondriaci si rivolgono di
solito al medico generico, è questi che ha le migliori opportunità di aiutarli. Ma per farlo deve inviare il proprio paziente presso uno Psicoterapeuta. Una buona “Alleanza Terapeutica”
con lo Psicologo/Psicoterapeuta riduce l’ansia del paziente, riduce la paura delle malattie e migliora il funzionamento
sociale e lavorativo. Ottimi risultati possono essere ottenuti con tecniche di rilassamento corporeo e con interventi
psicoterapeutici a breve termine fondati sulla rassicurazione e sulla chiarificazione del significato
dei sintomi.
La somministrazione dei farmaci deve essere “cauta” e limitata a brevi periodi, in un contesto che
non alimenti “ricerca di terapie miracolose inesistenti”.
Di Cristian Chiappetta Psicologo-Psicoterapeuta
(Estratto da People Life Magazine di Cosenza e Provincia-Gennaio 2013)
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